Si è svolta nel fine settimana a Gradisca d’Isonzo, presso la parrocchia di San Valeriano, la Festa dei Popoli 2015, preceduta dalla tavola rotonda sul tema “Lavoro e Migrazioni”, che ha avuto luogo martedì 26 maggio presso la sala consiliare di Palazzo Torriani.
Eventi culturali, sportivi, folkloristici e preparazioni culinarie multietniche, hanno fornito varie occasioni d’incontro fra genti di lingua e culture diverse.
Particolare significato ha assunto la S. Messa domenicale delle 9.30, celebrata dall’Arcivescovo di Gorizia mons. Redaelli ed animata dalle letture e dai canti eseguiti da cittadini di diverse etnie presenti in diocesi. Tavola rotonda sul tema LAVORO e MIGRAZIONI
Martedì 26 maggio presso la Sala Consiliare del Comune di Gradisca d’Isonzo si è svolta una tavola rotonda sul tema LAVORO e MIGRAZIONI, a preludio della festa dei Popoli 2015, che si svolgerà sabato 30 e domenica 31 maggio a San Valeriano.
All’incontro – moderato da Andrea Bellavite – sono intervenuti:
- don Valter Milocco, in rappresentanza della Caritas diocesana;
- Roberta Altin, ricercatrice e docente di antropologia culturale all'Università degli Studi di Trieste;
- Luciana Forlino, del Consorzio Communitas - Referente del Progetto "Presidio" di Caritas Italiana;
- Pier Giacomo Baroni, responsabile della Comunità di Sant'Egidio per l'Italia Settentrionale;
nonchè la rappresentante dell’amministrazione comunale di Gradisca d’Isonzo – assessore al welfare Francesca Colombi – che ha così introdotto la tavola rotonda:
“E’ un piacere poter ospitare, questa sera, un incontro così pregno di significato, presso il nostro palazzo comunale. Diamo inizio alla Festa dei Popoli, con una tavola rotonda che affronta un tema molto difficile, quello della relazione tra le migrazioni e il lavoro.
Tema difficile non per i contenuti, ma per il modo in cui viene sfruttato e strumentalizzato, con un terribile effetto disgregante sulla nostra società civile. Sempre più frammentata e diffidente.
Il nostro tempo è figlio di decenni di politica mondiale, europea, nazionale, che hanno messo al centro di ogni valutazione, il fattore economico. Il bene-merce. Siamo stati così bravi a costruire regole, flussi, politiche economiche sulle cose, che abbiamo completamente dimenticato di riporre attenzione all’uomo. Alla società umana. E ciò che ora – spesso con senso di impotenza ci troviamo ad affrontare – è la conseguenza di un percorso unidirezionale verso lo sfruttamento del più povero e il potenziamento del più forte.
La politica mondiale, quella europea, quella di ogni più piccolo comune, deve affrontare la sfida più difficile di ogni tempo. Quella di mettere al centro di ogni scelta LE PERSONE E I DIRITTI.
Non vi può essere infatti alcuno sviluppo senza diritti.
E non vi può essere sviluppo finché non si troverà il giusto equilibrio tra solidarietà e gestione dei flussi delle persone.
Chi utilizza il tema della migrazione contrapponendolo a quello della disoccupazione nazionale, non potrà attuare alcuna politica credibile, finché non impegnerà la stessa energia nell’affrontare fenomeni come quello del caporalato e di tutte le problematiche collegate ad una gestione migratoria inefficiente, inefficace, fuori controllo, che lascia in questo modo spazio all’illegalità e a un mondo di lavoro senza diritti. A un mondo di uomini senza diritti.
Sempre affiancando lavoro e migrazioni, ritengo sia fondamentale distinguere fermamente gli interventi di sostegno delle migrazioni, dai lavori socialmente utili. E non sia giusto, parlare di lavoro gratuito. Dobbiamo ricordare a noi stessi, che il lavoro, per definizione, non può essere gratuito. Quello ha un altro nome e si chiama schiavitù".