Se da una parte è indubbio che andiamo alla Sindone per vedere, contemplare, desiderio questo che fa eco alle parole del discepolo Filippo che chiede a Gesù: «Mostraci il Padre e ci basta», azzardando la richiesta quasi sacrilega di vedere il volto di Dio. E Gesù gli risponde: «Chi vede me vede il Padre». E’ ancor più vero che andiamo per “essere visti”, affinché cioè si posi su di noi quel Suo sguardo d’amore. Infatti l’immagine della Sindone non è il volto-sguardo di un morto ma della maestà e della gloria di Dio.
Per il poeta Eliot poi ogni cultura non è altro che la risposta data a questo desiderio: nessun uomo se n’è sottratto, anche gli uomini di quelle culture che negavano la possibilità di rappresentare il volto di Dio. Tra i due poli, culture iconoclaste e culture che hanno rappresentato gli dei, ci sono tante sfumature, ma i due poli rendono il punto chiaro, perché lo toccano uno da un margine uno dall’altro: Dio deve avere un volto. "La Sindone è un grande segno di speranza, un dono che la Chiesa e il Signore fanno a milioni di pellegrini". Lo ha detto l'arcivescovo di Torino e custode pontificio della Sindone, Cesare Nosiglia. E noi questa speranza la vogliamo incontrare e custodire nel cuore.