OMELIA William Klinger - Duomo 6 febbraio 2015
Siamo stasera riuniti qui in duomo per ricordare nella preghiera il nostro fratello William, nella certezza che se l’uomo dà purtroppo la morte, il Signore ridona la vita e la vita eterna. Se così non fosse, ossia se il suo spirito, se il nostro spirito non fosse dotato d’immortalità, la nostra rischierebbe di essere solo retorica, magari spirituale, ma pur sempre retorica.
Tu, carissimo William davvero, sei con noi, con i tuoi cari stasera più di quanto possiamo umanamente pensare. Ad illuminare questo nostro pensiero abbiamo la parola di Gesù che ci conforta e riempie di significato la nostra esistenza umana, è capace di riscattare il non senso di ciò che è successo, persino lo scacco della morte e renderlo “passaggio” alla vita vera! Questo ci permette di proclamare, oggi non davanti al tuo corpo, ma ormai alla tua presenza in spirito nel Signore:
«In Cristo, nostro Salvatore, rifulge a noi la speranza della beata risurrezione, e se ci rattrista la certezza di dover morire, ci consola la promessa dell’immortalità futura». Infatti, ai credenti in Cristo - afferma questa liturgia - «la vita non è tolta, ma trasformata e mentre si distrugge la dimora di questo esilio terreno, viene preparata un’abitazione eterna in cielo». Con questa certezza e nella paziente attesa della visione beatifica di Dio, san Giovanni Paolo II, di fronte alla morte violenta di un suo amico, usciva con queste illuminanti parole, ricche di afflato divino e di poesia: «Scivolando nella tomba, rendo visibile l’attesa».
Caro William, fa capire a tutti, proprio a tutti, che la morte non è l’ultima parola della vita, di una vita piena, vissuta con passione, carica di sogni e di futuro. Come potremmo attendere qualcuno, se non fossimo certi della sua esistenza? Potremmo sopportare a lungo una vita immersa nell’oscurità delle tenebre e destinata al nulla? Un futuro, un domani ricco di sogni e speranze, frantumato per sempre, anzi come dissolto nel nulla? Abbiamo ascoltato la Parola di Dio, che per chi è credente è fonte di consolazione e di luce.
S. Paolo scrive che conserviamo il tesoro della fede e della speranza in vasi d'argilla, fragili, delicati. E stasera ho il compito di mostrare questo tesoro sento in modo acuto la fragilità di questo vaso d'argilla che sembra incrinarsi e che debba rompersi da un momento all'altro. Mi pare che la prima lettura ci aiuti ad esprimere proprio il senso di sgomento, san Paolo parla di gemiti.
E' il gemito del dolore per una perdita improvvisa, è il gemito dei nostri "perché" : Perché a questa giovane età con tante responsabilità e sogni perché in modo violento, così…, in maniera inspiegabile, perché…?
E' il gemito di chi non riesce a rispondere, di chi non coglie il nesso, il senso e che ci lascia, come mi ha scritto in una mail, che riassume questo sentimento, alcune sere fa, rispondendo a un a mia mail, il professor Giovanni Radossi, presidente del Centro di Ricerche Storiche di Rovigno, mi ha scritto: “Siamo tutti sconvolti, ammutoliti!”.
Ma ci dice ancora San Paolo il nostro gemito è anche invocazione, l’apostolo lo chiama gemito dello Spirito, che è preghiera, certo inarticolata, che non trova in questi momenti le parole adatte, ma che dice che c'è un senso, che c'è un'armonia, che ora non riusciamo ancora a vedere :"quanto profondi per me i tuoi pensieri" abbiamo ascoltato nel Salmo. pensieri difficili, ardui ma che ci portano a dire "la tenebra davanti a te non è buia, tutto è luce, anche la notte" :noi ora sperimentiamo soprattutto il buio, la notte, ma nel gemito attendiamo la luce. La luce di quel Dio che ti ha conosciuto da sempre, che ti ha conosciuto fino in fondo William, (lui solo, noi non ci riusciamo mai), che ti ha intessuto, ricamato; quel Dio che ti ha amato, perché per lui eri prezioso! Ma qui possiamo parlare al presente: quel Dio che ti ama, che ora più che mai ti circonda, alle spalle e di fronte ci ha detto il salmo, (cioè ti abbraccia) e pone su di te la sua mano".
E poi il brano del Vangelo : "Non sia turbato il vostro cuore. Vado a prepararvi un posto,... perché siate anche voi dove sono io". Abbiamo bisogno di un posto, di una dimora, di una casa. La casa è dove ci si sente a proprio agio, dove ci si sente capiti, realizzati...
Tu sognavi una tua casa, forse oltreoceano perché purtroppo l’Italia non riesce a valorizzare le capacità di chi emerge per tante doti e qualità…giovani dall’alto profilo professionale e scientifico. Hai perso una casa qui in terra per ritrovarne un'altra, non costruita da mani d’uomo, nei cieli. Noi confidiamo che è proprio la casa che abbiamo sempre sognato, la casa in cui tutti ci troveremo a nostro agio, finalmente nella luce, nella pace, nell’amore di Dio.
Riposa in pace William e veglia sui tuoi cari, Amen
Una comunità sgomenta
La comunità é sgomenta per il dramma accaduto al parco del Queens di New York, l'uccisione di William Klinger, descritto come uno degli studiosi di maggior talento del panorama internazionale, specialmente sulla storia insanguinata della ex Jugoslavia e che noi sul confine abbiamo ben conosciuto nelle sue efferatezze.
Ci ha colpito la grandezza e la preparazione culturale di William e in particolare il suo essere schivo, semplice, umile.
Siamo vicini alla sua famiglia e tutti ricordiamo al Signore.
Zdravo William! Počivao u miru u Gospodinu!
In memoria di William Klinger
Venerdì 6 febbraio alle ore 17.45:
recita del S. Rosario in Duomo e alle ore 18.00 seguirà la S. Messa "in memoria" di William Klinger.