Senza il cristianesimo con i suoi simboli e tra questi primeggia la croce, non si comprenderebbe niente della cultura e dell’arte, specie in Italia. La polemica di questi giorni dopo la “sentenza” dei giudici della Corte europea di Strasburgo, sulla croce nelle aule scolastiche italiane, ci richiama le parole dell’apostolo Paolo: “noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani” (cfr 1 Cor), che sono al risposta più eloquente a questa ennesima baggianata dei giorni di Hallowen. La signora Soile Lautsi, cittadina italiana originaria della Finlandia, di fede luterana, lontana per nascita dal contesto culturale e religioso dell’Italia, ha fatto già anni fa questa denuncia. Forse vive personalmente il dramma della sua Chiesa finlandese, che ha svenduto tutto, dottrina, morale, pratica religiosa, presa com’è dalla sindrome della sua insignificanza in tutti gli ambiti di quella società. Cosa aspetta a dire al suo Paese, la Finlandia, a cambiar bandiera visto che sul campo bianco troneggia una croce, sì, proprio una croce color blu?
Non si preoccupino i giudici della Corte europea di Strasburgo, le croci non resteranno per sempre, non è rimasta molto neppure quella di Cristo sul calvario perché, come ha scritto don Tonino Bello, la croce è sempre collocazione provvisoria.
Ma non dobbiamo stupirci più di tanto per queste prese di posizione. Da una parte perché in una società dove vengono disprezzati i valori di cui la Croce è sintesi ineguagliabile, amore, dono di sé, perdono, servizio all’uomo, altruismo, fedeltà estrema, questo simbolo indubbiamente può dare un enorme fastidio. Dall’altra perché, al di là dello “scandalo” della totalità della società, delle istituzioni italiane, di quasi tutte le forze politiche, con fariseismi di comodo, sta diventando veramente insignificante e purtroppo anche per i cristiani un elemento decorativo o poco più. Sempre meno è concepita come un appello alla sequela a non vedere solo la “croce” ma anche il Crocefisso e i crocifissi della storia, che pur magari non portandola, la vivono ogni giorno sulla propria pelle.
Personalmente questi fatti, ma ce ne sono molti altri mi fanno sentire sempre meno europeo, anche perché italiano, di un’Italia che è stata faro di civiltà. Condivido l’immagine un po’ umoristico-salesiana suggerita dal cardinal Tarcisio Bertone «Questa Europa del terzo millennio ci lascia solo le zucche di Halloween e ci toglie i simboli più cari..», io direi che vuole svuotare anche la nostra zucca e raffreddarci il cuore.
don Maurizio Qualizza
Invito alla lettura di questa bella e preziosa pagina di don Tonino Bello
Collocazione provvisoria!
Nel duomo vecchio di Molfetta, è riposto un grande crocifisso di terracotta. L’ha donato, qualche anno fa, uno scultore del luogo. Il parroco, in attesa di sistemarlo definitivamente, l’ha addossato alla parete di un locale della sacrestia e vi ha apposto un cartoncino con la scritta “Collocazione provvisoria”. La scritta, che in un primo momento avevo scambiato come intitolazione dell’opera, mi è parsa provvidenzialmente ispirata, al punto che ho pregato il parroco di non rimuovere per nessuna ragione il crocifisso di lì, da quella parete nuda, da quella posizione precaria, con quel cartoncino ingiallito.
Collocazione provvisoria! Penso che non ci sia formula migliore per definire la croce: la mia, la tua, non solo quella di Cristo. Coraggio, allora, tu che soffri inchiodato su una carrozzella. Animo, tu che provi i rimorsi della solitudine. Abbi fiducia, tu che bevi al calice amaro dell’abbandono. Non imprecare, sorella che ti vedi distruggere giorno dopo giorno dal male che non perdona. Asciugati le lacrime, fratello che sei stato pugnalato alle spalle da coloro che ritenevi tuoi amici. Non tirare i remi in barca, tu che sei stanco di lottare e hai accumulato delusioni a non finire. Non abbatterti, fratello povero che non sei calcolato da nessuno.
Coraggio! La tua croce, anche se durasse tutta la vita, è sempre “Collocazione provvisoria”. Anche il Vangelo ci invita a considerare la provvisorietà della croce. C’è una frase immensa che riassume la tragedia del creato al momento della morte di Cristo: “Da mezzogiorno alle tre si fece buio su tutta la terra”. Forse è la frase più scura della Bibbia. Per me è una delle più luminose. Da mezzogiorno alle tre del pomeriggio. Solo allora è consentita la sosta sul Golgota! Al di fuori di quell’orario, c’è divieto assoluto di parcheggio. Dopo tre ore, ci sarà la rimozione forzata di tutte le croci. Una permanenza più lunga sarà considerata abusiva anche da Dio. Coraggio allora, fratello che soffri. C’è anche per te una deposizione dalla croce. C’è anche per te una pietà sovrumana.
Ecco già una mano forata che schioda dal legno la tua. Ecco un volto amico, intriso di sangue e coronato di spine, che sfiora con un bacio la tua fronte febbricitante. Ecco un grembo dolcissimo di donna che ti avvolge di tenerezza. Tra quelle braccia materne si svelerà, finalmente, tutto il mistero di un dolore che ora ti sembra assurdo. Coraggio. Mancano pochi istanti alle tre di pomeriggio! Tra poco, il buio cederà posto alla luce, la terra riacquisterà i suoi colori verginali, e il sole della Pasqua irromperà tra le nuvole in fuga. Un abbraccio! Auguri a ciascuno di voi! Buona Pasqua!” (don Tonino Bello)