In un giorno che tradizionalmente è di rilassamento, dopo le Messe di Natale e della notte, Santo Stefano ha visto invece una bella partecipazione di amici e di fedeli per una Messa un po’ speciale nel ricordo di Federico.
La presenza dei cori, “città di Gradisca” e “Sacri Cantores Theresiani” ha dato grande solennità all’Eucaristia.
Nella sua omelia il parroco ha fatto notare come la liturgia faccia fare un cambio di registro in poche ore, dalla celebrazione gioiosa del Natale alla memoria del martirio di Santo Stefano. Eppure ha continuato, il segno del rifiuto, del martirio, del sacrificio c’era già nel Vangelo di Natale con quel 'Egli venne tra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto'.
Nel corso dell’omelia c’è stato un ricordo a Federico, che grazie ai suoi amici arricchisce il duomo di una piccola campana per l’avviso dell’inizio delle liturgie; anche la vita di questo giovane - ha proseguito don Maurizio - segnata nel Battesimo dall’amore crocifisso di Gesù ha avuto un senso è stata ed è preziosa davanti a Dio, anzi nel cuore di Dio, lui ora contempla come Stefano “quei cieli aperti”, l’immensità dell’amore di Dio.
Federico - ha proseguito il celebrante - ci dice che la vita non è tolta ma trasformata, ci dice che vale la pena di vivere in pienezza, di giocarsi nel Signore la giovinezza e non solo, ora che lo so, ora che lo vedo, ve lo posso dire.
All’offertorio con i segni eucaristici due amici hanno portato davanti l’altare la campanella che è stata benedetta secondo il rito previsto, al suo suono poi è stata salutata, con l’emozione di tutti, dal ripieno d’organo e dalle campane a distesa del duomo e della vicina chiesa dell’Addolorata.
Erano pure presenti gli amici Scampanotadôrs di Gradisca e dei paesi vicini per fare memoria di un amico il cui ricordo è quanto mai vivo e presente.
OMELIA Santo Stefano
Appena conclusa la celebrazione del Natale di Gesù che suscita nei nostri cuori gioia e speranza, la liturgia ci invita quasi a cambiare registro e colore, oggi il rosso sangue, per celebrare il primo martire della storia cristiana. C’è un contrasto forte tra la festa di ieri e quella di oggi, eppure già ieri il Vangelo di Giovanni diceva: 'Egli venne tra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto'. E poi queste date così vicine ci dicono che in fondo accogliere e seguire Gesù e vivere il suo Vangelo esige e comporta una testimonianza sincera e fedele di cui il martire è testimone per eccellenza.
Ieri nel credo ci siamo inginocchiati alle parole Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo., oggi dovremmo farlo alle parole che seguono: Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, mori e fu sepolto. Ma la liturgia, il nostro atto di fede subito dopo recita: Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture, è salito al cielo…
Ecco noi celebriamo la vita, non la morte, l’eucaristia, ci fa sentire vera la comunione con i santi, con il Signore, con i nostri cari...e la memoria gioiosa della nascita di Gesù mette subito in risalto l'amore che si dona fino al sacrificio, in fondo quelle due assi della culla, della greppia altro non sono che l’anticipazione e il segno delle due assi della croce!
La croce di Cristo è il 'sì' di Dio all'uomo, è l'espressione più drammatica e più intensa del suo amore, è la sorgente da cui sgorga la vita che non finisce, la vita eterna. Ma anche la nostra croce è il nostro sì a Dio…Natale ci dice che non solo il Verbo di Dio si è fatto uomo, ma si è fatto quell'uomo che cammina sulla via dolorosa della croce: questa è la via che porta alla salvezza perché è la via dell'amore.
Questo cammino di Gesù è stato percorso da santo Stefano. Nel racconto del suo martirio, presentato dagli Atti degli Apostoli, Stefano testimonia con fedeltà l'amore di Gesù per noi, del dono della sua vita per la nostra salvezza. Il suo martirio si configura come accoglienza radicale del Signore Gesù e del suo Vangelo. Le ultime parole di Gesù riportate nel vangelo secondo Luca (23, 34-46) vengono quasi riproposte nel racconto del martirio di Stefano: 'Ecco, contemplo i cieli aperti e il Figlio dell'uomo che sta alla destra di Dio'. Ancora: mentre piega le ginocchia sotto i colpi delle pietre, Stefano imita Gesù gridando: 'Signore, non imputare loro questo peccato' (At 7,60; Lc 23,34).
Non è il grido di un fanatico, ma il grido di uno che ama e perdona. Non è un grido di maledizione, ma un grido di amore per i suoi uccisori. In quel momento supremo e drammatico, Stefano si appella all'amore misericordioso del suo Signore e cosi suggella la sua testimonianza di fede e di amore.
Come dire che non basta contemplare Gesù nel suo presepe, è necessario testimoniarlo con le opere fino alla effusione del sangue per affermare dinanzi al mondo che quanto crediamo, è pura realtà e non invenzioni umane. E col sangue non vuol dire necessariamente con il martirio ma con la vita di cui il sangue è simbolo, non sono forse un martirio per un genitore perdere il posto di lavoro, non saper come mandare avanti la propria famiglia, non avere più carte da giocare nel dialogo con i figli o in casa in generale, non aver prospettive per sé e per i propri cari a motivo di una crisi che fa pochi sempre più ricchi e tanti, troppi sempre più poveri?
Oggi ricordiamo Federico, lo faremo anche accogliendo un segno, anche la sua vita segnata nel Battesimo dall’amore crocifisso di Gesù ha avuto un senso è stata ed è preziosa davanti a Dio, anzi nel cuore di Dio, lui ora contempla come Stefano “quei cieli aperti”, l’immensità dell’amore di Dio.
Federico ci dice che la vita non è tolta ma trasformata, ci dice che vale la pena di vivere in pienezza, di giocarsi nel Signore la giovinezza e non solo, ora che lo so, ora che lo vedo, ve lo posso dire………
Interceda per noi santo Stefano per farci comprendere il vero significato del Natale del Signore, facciamo sì di non essere tra quella schiera menzionata dall’evangelista Giovanni….'Venne fra i suoi, e i suoi non l'hanno accolto', Signore Gesù fa che ti accogliamo e che in te possa rifiorire la nostra speranza, Amen