Cappella di San Giovanni in Via Bergamas - Giovedì 20 novembre, dopo la S. Messa in Duomo delle ore 18.00
Il tema del concorso presepi di quest’anno si riallaccia alla suggestiva immagine delle “periferie” di Papa Francesco. Questo non solo per un diversivo e tanto meno una moda, ma come risposta a un filo rosso della Lettera pastorale dell’Arcivescovo sul tema dell’accoglienza. Già da tempo i sacerdoti e i gruppi di adulti del Rinnovamento nello Spirito Santo e della Fraternità Francescana “don Tonino Bello” hanno garantito e si fanno presenti con continuità nella Casa di Riposo comunale San Salvatore individuata come uno dei luoghi antropologicamente “periferici” della comunità, seppur collocata nel Centro storico. Ora questa attenzione vien suggerita anche per quel segno tradizionale del tempo natalizio che è il presepe. Il primo ad essere inaugurato per dar modo alle migliaia di persone che nel penultimo fine settimana di novembre invaderanno Gradisca per il Choco Festival, sarà il presepe della suggestiva Cappella di San Giovanni Battista in via Bergamas, realizzato da Fra Oreste del Convento dei padri Cappuccini in collaborazione con Maurizio Codermatz. L’ambientazione sarà data proprio da una favelas argentina, nel cuore della quale sarà posta la Natività e la statua di Papa Francesco giunta in dono da Napoli. L’inaugurazione del presepe avrà luogo dopo la S. Messa delle ore 18.00 il prossimo giovedì 20 novembre.
Il PRESEPE «Le periferie di Papa Francesco» realizzato da Fra Oreste e Maurizio Codermatz
Il presepe - realizzato da Fra Oreste e Maurizio Codermatz - intende rappresentare con la plasticità propria dell’arte presepiale, quel tema tanto caro al nostro Papa Francesco che sono le periferie dell’esistenza, le quali non sono da intendersi solo fisicamente, ma forse soprattutto nella loro dimensione umana, antropologica. I bambini, gli anziani, che si scartano, che vengono rottamati per «effetto di quella cultura dello scarto», come la chiama il Papa, che è il dramma della nostra società attuale e che colpisce purtroppo anche chi ha responsabilità familiari più dirette, i giovani adulti.
La radice di questa prospettiva è però incarnata in Dio, nel Dio della rivelazione che è Gesù Cristo. Egli ha voluto nascere in una periferia, la Palestina di duemila anni fa e in essa ancora in una più profonda periferia, Betlemme, in una stalla, oggi diremmo in una “favelas”! Questo Dio che ama “le periferie dell'umano” ci conosce e ci viene incontro sempre, ma in modo particolare in questo Natale. Fidati di Lui, mostragli le tue ferite, il tuo mondo interiore povero come quella Betlemme, non disdegnerebbe neppure di entrare in una stalla, in una vita, esistenza, cuore segnato dalla povertà e dal peccato.