Partecipato, interessante e ricco di spunti di riflessione l’incontro che si è tenuto venerdì scorso nella Sala consiliare del comune di Gradisca. L’incontro, è stato voluto e organizzato dall’Azione Cattolica diocesana, con la presenza del Presidente, dell’Assistente diocesano e del Sindaco di Gradisca. In prima fila l’Arcivescovo di Gorizia mons. Carlo Redaelli. Relatore, apprezzato e di piacevole ascolto, dom Franco Mosconi. Monaco camaldolese. Con esperienza di silenzi e preghiera dell’eremo, sicuramente, ma anche disponibile a regalare agli altri la saggezza e le riflessioni che lo Spirito offre a chi sa mettersi in suo ascolto.
Dom Mosconi ha portato l’assemblea per mano lungo i percorsi della Parola, regalandole quello sguardo acuto che permette di entrare in essa e di scorgervi al profondità, la grandezza e le indicazioni che può e ci vuole dare. Occorre un discernimento della cultura, ha detto il relatore, e la fede può aiutarlo a farlo. Una fede che non è cosa pacifica, ma è una relazione, che è uno scacco culturale, che ha il potere di cambiarti i connotati, una fede che è un’occasione che va colta senza porsi troppi perché e senza porre impedimenti.
Commentando la pagine del capitolo ottavo degli Atti degli apostoli, dom Franco ha fatto quasi un parallelismo con il brano dei due discepoli di Emmaus, qui però l’incontro avviene nel deserto, una situazione di aridità che tanto sembra al nostro tempo, al nostro contesto sociale, qui c’è un pagano non un discepolo e che viene non da Gerusalemme ma dall’Etiopia, un nome che evoca una terra lontanissima, posta ai confini del mondo. Sembra quasi di assistere al compimento della promessa di Gesù al momento della sua ascensione al cielo, «Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato alla sua scelta, ma avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra» (1,6-8)
Dal brano nasce ancora l’invito di vivere una fede che si testimonia, che non si impone, un invito ad allargare lo guardo verso tutti e a scendere nell’acqua con chi incontriamo sul nostro cammino, cioè condividendo la strada l’esperienza, ma per dirla con Papa Francesco, “sporcandoci le mani”.