Grande partecipazione di fedeli alla Messa parrocchiale in occasione dei santi Patroni Pietro e Paolo e per festeggiare don Gino Pasquali al quale la comunità ha destinato il riconoscimento dei santi Pietro e Paolo. La celebrazione, annunciata da un concerto degli scampanotadors e arricchita dai canti del coro “Ars Musica” eseguiti con grande maestria, si è svolta in un clima di familiarità espresso anche dall’omelia del celebrante sulla figura dei due apostoli titolari del Duomo gradiscano. Nella sua riflessione monsignor Pasquali ha esordito dicendo che oggi “festeggiamo due grandi atleti del Vangelo: Pietro e Paolo, due pietre d’angolo della Chiesa che ha per fondamento Gesù Cristo. Pietro il rinnegatore, Paolo il persecutore che per la grazia dello Spirito Santo risposero con generosità alla chiamata del Signore e che attuarono una stupenda missione”. A conclusione ha tratteggiato alcuni insegnamenti per noi: “Essi ci insegnano a non porre ostacoli alla grazia. Non c’è peccatore così debole e grande che Cristo non ne possa fare un grande santo, anzi, di più uno strumento di salvezza per gli altri. E’ necessaria una condizione: aderire con generosità alla grazia. Essi ci insegnano pure l’attaccamento ardente e totale alla Chiesa di Cristo. Sentire e vivere con essa, consapevoli che come dice S.Ambrogio: ”Dove è la Chiesa lì è la vita”. Ognuno di noi deve essere pietra viva di questa grande famiglia. “Tutti siamo pietre vive, edificate sopra di Lui per essere una casa spirituale (1, Pt. 2,5). Perciò le necessità, gli interessi, gli ideali e le sofferenze del cristianesimo le dobbiamo fare proprie. Ogni epoca ha avuto i suoi pigri, pietre morte, forse lo siamo anche noi. Bisogna non meritarsi il rimprovero di S.Paolo ai Galati (5,7): “Correvate bene! Chi vi fece deviare dalla verità?”. A ciascuno incombe il dovere di affaticarsi con ogni impegno e diligenza per la costruzione del Regno di Dio. Chiediamo oggi a questi due Apostoli che ci aiutino a non vergognarci mai del Vangelo e ad essere sempre testimoni generosi e gioiosi di Gesù Cristo , il Vivente.
Prima della benedizione finale il parroco don Maurizio rinnovando gli auguri ha dato l’appuntamento per il vicino cinquantesimo di sacerdozio e un rappresentante del Consiglio Pastorale a nome della comunità ha offerto a don Gino la targa dei santi Pietro e Paolo, gesto sottolineato da uno spontaneo applauso dell’assemblea.
Sul sagrato della chiesa un rinfresco offerto a tutti ha permesso di avvicinare e parlare con il festeggiato e ricordare momenti passati del suo lungo ministero a Gradisca.
Omelia di don Gino Pasquali in Duomo nella festa dei Santi Pietro e Paolo
Oggi festeggiamo due grandi atleti del Vangelo: Pietro e Paolo, due pietre d’angolo della Chiesa che ha per fondamento Gesù Cristo. Pietro il rinnegatore, Paolo il persecutore che per la grazia dello Spirito Santo risposero con generosità alla chiamata del Signore e che attuarono una stupenda missione.
Oggi questa Comunità rende onore a questi due Apostoli, patroni di questo Duomo e della Città, chiedendo la loro intercessione.
Pietro di Betsaida, pescatore del lago di Genezaret; natura irruente e generosa, fragile ma sincera.
Gesù lo conquistò con maniera dolce, amichevole, dopo che Pietro gli aveva prestato la barca per predicare. Ma dopo il miracolo della pesca, Pietro, nel suo slancio pronto e schietto esclama:
“Allontanati da me, Signore, perché sono un uomo peccatore”. Gesù allora entra nel suo cuore:
“Non temere. D’ora in poi sarai pescatore di uomini”, e Pietro, lasciata la barca e le reti Lo seguì, e a fianco di Gesù, iniziò una nuova vita.
Paolo di Tarso era di famiglia distinta, istruito, d’ingegno forte e vasto, di carattere ardente e battagliero, fanatico per la Legge ebraica. Gesù fu paziente e discreto anche con lui. Gli dette occasione di conoscere la sua dottrina a Gerusalemme, di toccare con mano le opere degli Apostoli e di ammirare l’eroismo del diacono Stefano.
Gesù fu tollerante, poi lo assalì in maniera forte sulla via di Damasco per demolire quello zelo sbagliato di persecutore.
Paolo capì il grave errore della sua azione di persecutore e si abbandonò completamente nelle mani di Cristo:
“Signore, cosa vuoi che io faccia?” era la resa piena, anzi il dono di sé a un ideale più alto.
Pietro e Paolo, dunque, per vie diverse erano entrati nel medesimo raggio d’azione di Cristo consacrandosi totalmente a Lui.
L’amore a Cristo e la fede in Lui sorressero questi due giganti ad affrontare l’enorme compito, umanamente impossibile, cioè la conversione del mondo pagano. San Paolo lo scrive esplicitamente, nella seconda Lettera ai Corinzi (5,14): “L’amore dimostratoci da Cristo ci domina e ci spinge senza posa”.
Pietro fu investito del primato, come abbiamo sentito nel Vangelo, e lo esercitò subito. Si alzò in Gerusalemme in mezzo ai fratelli, parlò e si venne all’elezione di S.Mattia al posto di Giuda (Atti 1,15ss). Il giorno di Pentecoste tenne il primo discorso ai Giudei e se ne convertirono molti.
Ricevette ufficialmente i gentili (pagani) nella Chiesa con il centurione romano Cornelio, a Cesarea.
Paolo fu il più grande missionario del Vangelo. “Non mi vergogno del Vangelo”, dichiarò nella Lettera ai Romani, e nella seconda Lettera ai Corinzi afferma: “Per la misericordia, che ci è stata usata, non ci perdiamo d’animo e ripudiamo tutti gli indegni sotterfugi della vita “ e “saprà farsi tutto a tutti, per conquistare a Cristo il maggior numero possibile” (1Cor. 9,9).
Secondo lo storico Eusebio, “Pietro a circa 70 anni di età e dopo 35 di pontificato, il 29/06/67 d.C. salì il colle Vaticano. Fu il suo Golgota, dove morì crocifisso” (Arrighini).
Paolo invece, sessantenne, perché cittadino romano, fu condotto sulla via Ostiense e presso Acque Salvie ebbe troncata la testa con la spada.
Irrorarono così con il sangue quelle fondamenta della Chiesa, di cui erano pietre angolari. Vite splendide e dense di insegnamenti per tutti, anche dopo duemila anni.
Cosa ci insegnano?
Essi ci insegnano a non porre ostacoli alla grazia. Non c’è peccatore così debole e grande che Cristo non ne possa fare un grande santo, anzi, di più uno strumento di salvezza per gli altri.
E’ necessaria una condizione: aderire con generosità alla grazia.
Essi ci insegnano pure l’attaccamento ardente e totale alla Chiesa di Cristo. Sentire e vivere con essa, consapevoli che come dice S.Ambrogio:”Dove è la Chiesa lì è la vita”.
Ognuno di noi deve essere pietra viva di questa grande famiglia.
“Tutti siamo pietre vive, edificate sopra di Lui per essere una casa spirituale (1, Pt. 2,5). Perciò le necessità, gli interessi, gli ideali e le sofferenze del cristianesimo le dobbiamo fare proprie. Ogni epoca ha avuto i suoi pigri, pietre morte, forse lo siamo anche noi.
Bisogna non meritarsi il rimprovero di S.Paolo ai Galati (5,7): “Correvate bene! Chi vi fece deviare dalla verità?”. A ciascuno incombe il dovere di affaticarsi con ogni impegno e diligenza per la costruzione del Regno di Dio.
Chiediamo oggi a questi due Apostoli che ci aiutino a non vergognarci mai del Vangelo e ad essere sempre testimoni generosi e gioiosi di Gesù Cristo , il Vivente.