MEDITAZIONE Mercoledì Santo
A parte i preparativi, di cui erano stati incaricati i discepoli, per preparare la cena pasquale per Gesù e i suoi, tutto il brano è attraversato dal presentimento amaro e tragico del tradimento di Giuda…
Giuda passa all'azione subito dopo l'unzione di Betania; lo avevano sentito protestare contro lo spreco di profumo, non perché gli interessassero i poveri, ma perché era ladro. Soltanto l'evangelista Matteo specifica la somma di trenta monete d'argento, ottenuti da Giuda per la consegna di Gesù: una somma irrisoria, stimata dalla legge antica come prezzo di uno schiavo; così il Codice dell’Alleanza:
“Se il bue colpisce con le corna uno schiavo, si darà al suo padrone del denaro, trenta monete d’argento” Es 21,32
Nonostante l'iniziativa di Giuda, per Matteo, è Gesù che dispone liberamente di se stesso. Nessuna resistenza per sottrarsi a questa passione così ignominiosa. Il mistero di pazienza di Cristo, che diventa non violenza assoluta, non è comprensibile se non alla luce della forza dell'amore. "Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. E mentre mangiavano, disse: uno di voi mi tradirà".
Questa affermazione di Gesù suscita una costernazione generale. Tutti sono traditori di Gesù…. tutti… Ci sembra di essere coinvolti in questo scambio di sguardi tra i discepoli: tutti si guardano, si scrutano il volto per vedere chi tra di loro tradisce qualche emozione… se si percepisce lo stupore, forse qualche lacrima di rimorso….
La cena di festa si cambia d’un tratto in un tormento che agghiaccia l'assemblea, inducendo ciascuno di loro, per liberarsi da questo incubo, a fare al Signore una confessione personale. "Sono forse io, Signore?" Il Maestro, colui che era il punto di sicurezza di ognuno, lascia sospesa la risposta.
Solo alla domanda di Giuda, Gesù risponde: "Tu l'hai detto".
Non è una condanna, e da amico, Gesù gli fa capire quello che ha nel cuore di fare. La storia è diretta da Dio, secondo il piano della Provvidenza del Padre; ma l'uomo ha il suo compito nella storia e ne è pienamente responsabile.
Gesù sa chi è il traditore…
Gesù sa che sarà abbandonato anche dagli altri discepoli…
Gesù sa che sta andando verso la sua morte, ne sente già l’amarezza…
Gesù sa che sulla via della croce accanto a lui troverà solo sua madre… non i discepoli, non gli amici, non coloro che erano stati miracolati, non quelli che avevano ascoltato i suoi insegnamenti…. Gesù sa…
Ma la forza dell’amore è di più…
La vita di Dio è di più, più della morte, più del tradimento, più dell’abbandono….
“Sia fatta la tua volontà” preghiamo nel Padre Nostro.
Gesù guida il suo cammino verso la Passione.
E' consapevole che quella è la strada giusta, e le persone sono quelle.
Non doveva essere altrimenti: tutto è nel piano di Dio, e niente ne è fuori.
I momenti, le persone, gli atteggiamenti, gli avvenimenti, tutto corrisponde al cammino intrapreso.
Ognuno farà la sua parte, quella che la vita gli ha assegnato ora.
Certo, essere nella parte di Giuda non è augurabile a nessuno: sarebbe meglio che un uomo così non fosse mai nato.
Ma questa è la strada giusta, anche se dolorosa, per la salvezza.
Proprio quella che Gesù sta percorrendo, e con le persone che ha accanto: proprio queste e non altre.
Anche per noi, ormai al cuore della Settimana Santa, la proposta di accettare il nostro cammino con le persone e le situazioni che ci troviamo accanto, con la consapevolezza che sono proprio queste e non altre che contribuiscono alla nostra salvezza, proprio queste situazioni che ci troviamo di fronte e non altre che desidereremmo.
Accettare il cammino di Gesù allora è accettarlo anche nella nostra ora.
Allora anche noi come i discepoli andiamo e prepariamo la casa perché il Maestro quest’anno possa mangiare la Pasqua con noi; Pasqua di vita, Pasqua di speranza…
PREGHIERA
Presente e passato - Cardinale François Xavier Nguyên Van Thuân
Gesù amatissimo,
questa sera, in fondo alla mia cella,
senza luce, senza finestra, caldissima,
penso con fortissima nostalgia alla mia vita pastorale.
Otto anni da vescovo, in questa residenza,
a soltanto due chilometri dalla mia cella di prigionia,
sulla stessa strada, sulla stessa spiaggia...
Sento le onde del Pacifico, le campane della cattedrale.
Una volta celebravo con patena e calice dorati,
ora il tuo sangue nel palmo della mia mano.
Una volta percorrevo il mondo per conferenze e raduni,
ora sono recluso in una cella stretta, senza finestra.
Una volta andavo a visitarti nel tabernacolo,
ora ti porto, giorno e notte, con me nella tasca.
Una volta celebravo la messa davanti a migliaia di fedeli,
ora nell' oscurità della notte, passando la comunione sotto le zanzariere.
Una volta impartivo la benedizione solenne con il Santissimo nella cattedrale,
ora faccio l'adorazione eucaristica ogni sera alle 21, in silenzio, cantando sottovoce il Tantum Ergo, la Salve Regina,
e concludendo con questa breve preghiera:
«Signore, ora sono contento di accettare tutto dalle tue mani: tutte le tristezze, le sofferenze, le angosce, persino la mia morte».
Ho parlato molto nella mia vita,
adesso non parlo più.
È il tuo turno, Gesù, di parlarmi.
Ti ascolto: che cosa mi hai sussurrato?
È un sogno?
Tu non mi parli del passato, del presente,
non mi parli delle mie sofferenze, angosce...
Tu mi parli dei tuoi progetti, della mia missione.
Allora canto la tua misericordia,
nell'oscurità, nella mia fragilità, nel mio annientamento.
Accetto la mia croce
e la pianto, con le mie due mani, nel mio cuore.
Se tu mi permettessi di scegliere, non cambierei
perché tu sei con me!
Non ho più paura, ho capito,
ti seguo nella tua passione
e nella tua risurrezione. Amen
OMELIA di PAPA FRANCESCO, nella solennità del Corpus Domini, 2013
Questa sera, ancora una volta, il Signore distribuisce per noi il pane che è il suo Corpo, lui si fa dono. E anche noi sperimentiamo la “solidarietà di Dio” con l’uomo, una solidarietà che mai si esaurisce, una solidarietà che non finisce di stupirci: Dio si fa vicino a noi, nel sacrificio della Croce si abbassa entrando nel buio della morte per darci la sua vita, che vince il male, l’egoismo e la morte. Gesù anche questa sera si dona a noi nell’Eucaristia, condivide il nostro stesso cammino, anzi si fa cibo, il vero cibo che sostiene la nostra vita anche nei momenti in cui la strada si fa dura, gli ostacoli rallentano i nostri passi. E nell’Eucaristia il Signore ci fa percorrere la sua strada, quella del servizio, della condivisione, del dono, e quel poco che abbiamo, quel poco che siamo, se condiviso, diventa ricchezza, perché la potenza di Dio, che è quella dell’amore, scende nella nostra povertà per trasformarla. Chiediamoci allora questa sera, adorando il Cristo presente realmente nell’Eucaristia: mi lascio trasformare da lui? Lascio che il Signore che si dona a me, mi guidi a uscire sempre di più dal mio piccolo recinto, a uscire e non aver paura di donare, di condividere, di amare lui e gli altri? Fratelli e sorelle: sequela, comunione, condivisione. Preghiamo perché la partecipazione all’Eucaristia ci provochi sempre: a seguire il Signore ogni giorno, ad essere strumenti di comunione, a condividere con lui e con il nostro prossimo quello che siamo. Allora la nostra esistenza sarà veramente feconda. Amen