Come scorre veloce il tempo! Un altro anno si avvia a conclusione mentre ne attendiamo uno nuovo: con la paura e la trepidazione, i desideri e le attese di sempre. Rimaniamo stupiti di quanto in fondo sia breve e l'esperienza della vita, a volte ne rimaniamo intimoriti. Non poche volte poi ci raggiunge l'interrogativo, a tratti angoscioso: quale senso a questi miei giorni? Quale senso ciò che accade nel mondo e che entra in casa mia, nei miei occhi, nei miei pensieri..?
E' una domanda che attraversa la storia, questa. Anzi, è una domanda che attraversa il cuore di ogni essere umano. Ma a questa domanda - noi lo sappiamo - c'è la risposta: scrit
ta nel volto di un bambino che duemila anni fa è nato a Betlemme e che oggi è il Vivente, per sempre risorto da morte. Come è suggestivo, in questo tramonto inoltrato, riascoltare l'annuncio gioioso che l'apostolo Paolo rivolgeva ai cristiani della Galazia: "Fratelli, quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare coloro che erano sotto la legge, perché ricevessimo l'adozione a figli".
Nella loro semplicità le parole di San Paolo raggiungono il cuore della storia di tutti: e questa storia la illuminano, anzi la salvano. La illuminano e la salvano perché dal giorno del Santo Natale - ci è detto - è venuta a noi la pienezza del tempo. Non c'è, dunque, più spazio per l'angoscia di un tempo che va e non ritorna; c'è adesso solo lo spazio per una illimitata fiducia in Dio, il nostro anche se sconfessato da tanti fatti oscuri è il tempo di Dio, il tempo della grazia, il tempo di una pienezza che non avrà mai fine.
Così ci siamo raccolti anche questo anno per lodare il Signore celebrando l'Eucaristia, perché Egli ci ha donato un altro anno: la vita non ci appartiene, in ogni istante essa è dono, per alcuni in modo particolare in questo momento sognando di compiere nel nuovo anno promesse di vita nuova. Dobbiamo esserne consapevoli per vivere con gioia il tempo che ci è dato; sapendo anche che esso ci è donato perché lo viviamo bene, realizzando il progetto che Dio Padre ha su ciascuno di noi.
Anche questo non è stato un anno facile, sono state tante, troppe, le immagini di sofferenza che hanno incrociato i nostri occhi, tante quelle che abbiamo toccato con mano….Il dolore umano, come anche il rifiuto della vita, dono di Dio, sono un mistero così grande da superare ogni risposta della nostra intelligenza. Solo consegnandoci, nella fede, all'infinita misericordia di Dio che è Padre e guardando al Crocifisso, che chiede pietà e perdono per i suoi carnefici e per tutti i peccatori,
noi possiamo trovare pace. Anche in quest'anno però ci sono stati tanti segni belli e preziosi, persone e famiglie che si sono avvicinate alla Comunità, talvolta grazie al sacramento del Battesimo o del matrimonio, il rinnovarsi di disponibilità generose, persone ritornate al Signore quale fonte della loro vita, questo crescere dell'amore, in mezzo alla desolazione, ci apre il cuore alla speranza. Lo Spirito del Signore continua ad operare nella storia e apre squarci di luce anche dove saremmo tentati di leggere solo la presenza del male e della sofferenza. Il Vangelo di oggi è la continuazione di quello del Natale. Esso ci narra dei pastori che, avvertiti dagli angeli che era nato il Salvatore, sono immediatamente accorsi …"andarono senza indugio" per vederlo. E che cosa hanno trovato? Hanno trovato due giovani, Maria e Giuseppe, e "un bambino che giaceva nella mangiatoia". Ma perché un bambino appena nato viene deposto in una
"mangiatoia"? Perché a Betlemme per Maria, che stava per partorire, e per il suo giovane sposo, non s'era trovata una sola porta che si aprisse.
L'evangelista Luca per tre volte, in poche righe, annota il particolare che Gesù, appena nato, è stato "deposto in una mangiatoia": per evidenziare l'umiltà e la povertà con cui si è presentato al mondo il Figlio di Dio fatto uomo.
"Gesù Cristo, osserva poi San Paolo, da ricco che era, per noi si è fatto povero, perché per la sua povertà, noi diventassimo ricchi (1Cor,8,9) Lo stesso apostolo, nella lettera ai cristiani di Filippi, commenta questo fatto e dice che Gesù, pur essendo per natura il Figlio di Dio, non ritenne la sua uguaglianza con Dio come un tesoro da difendere con gelosia, anzi "spogliò se stesso assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini".
Il vangelo continua raccontando che il Bambino, che con il rito della circoncisione viene iscritto nella storia del suo popolo, cosicché la nostra storia, col suo bene e il suo male, è divenuta la storia del Figlio di Dio.
Che grande mnistero………Affidiamo al Signore e al suo amore l'anno che sta per chiudersi: Egli lo abbracci assieme a tutti noi nella sua misericordia, affinché possiamo guardare avanti con fiducia e costruire un futuro di speranza.
Io vorrei sottolineare solo due particolari:
1. Quell'andare dei pastori senza indugio dovrebbe sempre più caratterizzare il nostro essere cristiani: Fratello, sorella non aver paura di "buttarti" per il
Signore, per il suo Regno, per la sua Chiesa, non tirarti indietro, il Signore ti ama e ti vuol salvare, anzi ti vuol far gustare anche la dolcezza della testimonianza di Lui…..quella che molti di voi mi hanno detto di aver colto nelle lettere di don Andrea Santoro, negli scritti di don Tonino Bello...
2. Il secondo aspetto che vorrei sottolineare è l'atteggiamento di Maria "serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore…" la Madonna scolta, osserva, custodisce, medita, prega…, adora! E' credo l'invito a metterci in ascolto, prendendo in mano la Parla del Signore, il Vangelo, la Sacra Scrittura, a dedicare un po' di tempo alla preghiera, a non disattendere gli appuntamenti mensili dell'Adorazione Eucaristica in Duomo a San Valeriano...
3. Tanti mi confidano e mi sono fatto la convinzione che oggi al vita è complicata, che mettere insieme gli orari non facile, ma non credete la nostra vita si complichi ancora di più e rischi di diventare alienante proprio perché non facciamo entrare abbastanza il Signore nelle nostre faccende, nelle nostre giornate, nei nostri orari….?
Durante quest'anno "Abbiamo salutato per sempre tante persone care, tornate alla casa del Padre: questa sera noi le vogliamo affidare alla sua infinita misericordia.
"Sono stati portati al fonte battesimale tanti bambini che sono la speranza viva della comunità
"Diversi sposi hanno benedetto il loro amore davanti all'altare
"Nuove realtà sono sorte affinché la nostra fede e speranza si concretizzi in una carità vera….la nuova Caritas parrocchiale…..
"In Padre Dario si è rinnovato per la nostra comunità il dono del sacerdozio...
Il canto del "Te Deum" con cui concluderemo la nostra celebrazione vorrà esprimere allora la nostra riconoscenza a nome anche di tutta la famiglia parrocchiale affinché la benedizione del Signore, proclamata nella prima lettura, chiuda questo nostro anno 2006, ma sia anche il segno sotto cui si apre l'anno nuovo, che noi ci auguriamo essere per tutti un anno di grazia e di serenità.
Il "2007" inizia con la festa della Madre di Dio: invochiamola perché implori per noi, per la nostra città e il mondo intero un anno di tranquillità e di pace.
Don Maurizio Qualizza
Preghiera
Eccoci, Signore, davanti a te, col fiato grosso anche quest'anno, dopo averti
contemplato nel presepe come Salvatore, ma l'uomo d'oggi, noi stessi abbiamo
davvero bisogno ancora di un Salvatore?
Se ci sentiamo stanchi, non è perché abbiamo percorso un lungo tragitto,
ma perché crediamo ancora di poter farcela da soli, portando il fardello della
nostra esistenza, soprattutto il nostro peccato che non riusciamo, come tu vuoi, a
scaricarlo sulle tue spalle, sulla tua Croce.
Molti passi poi, li abbiamo consumati su strade e su vie non tue, tracciati del
nostro egoismo che tanto tarda a morire, abbiamo seguito indicatori che non
erano la tua Parola, non abbiamo creduto fino abbastanza per abbandonarci con
fiducia in Te.
Sentiamo vere in noi, anche quest'anno, gli stessi pensieri espressi un anno
fa……le parole di Pietro:
"Signore, abbiamo faticato tutta la notte, e non abbiamo preso nulla".
Ma desideriamo ringraziarti ugualmente, perché sappiamo che quel poco che
siamo o che abbiamo fatto lo dobbiamo principalmente a te, Padre provvidente.
E allora: grazie Signore per tutti i benefici, e anche per averci fatti partecipi,
direttamente o indirettamente con svariate sofferenze al mistero della tua croce,
grazie perché ci hai dato modo di vederti nel volto radioso dei bambini battezzati,
nell'amore coniugale che hai consacrato, nella carità che in qualche modo siamo
riusciti a fare……….
La Tua Croce! I cui legni tanto sono somiglianti alla tua mangiatoia, siano per noi
come spugne capaci di assorbire tutte le tristezze che ancora albergano nel
profondo del nostro cuore. AMEN
Don Maurizio Qualizza