MEDITAZIONE Lunedì Santo
Viviamo i giorni che precedono immediatamente la Passione del Signore. Il vangelo di Giovanni ci fa vivere con Cristo momenti di intimità e di tenerezza; sembra che Gesù voglia offrirci, come testamento, ulteriori e più intense testimonianze di amore, di amicizia, di calda accoglienza. La risposta al suo amore, per sé e per tutti noi, la porge Maria, la sorella di Lazzaro.
Il Vangelo che abbiamo proclamato ci conduce appunto a Betania, dove, come annota l’Evangelista, Lazzaro, Marta e Maria offrirono una cena al Maestro (Gv 12,1). Il banchetto è pieno di presentimenti della morte imminente di Gesù: i sei giorni prima della Pasqua, il suggerimento del traditore Giuda, la risposta di Gesù che richiama uno degli atti pietosi della sepoltura anticipato da Maria, l'accenno che lui non l'avrebbero avuto per sempre, mentre i poveri sì, infine l'insano proposito dei sommi sacerdoti di uccidere il risuscitato Lazzaro, che faceva tanta propaganda per Gesù, anche senza volerlo, con la sua persona. Nella volontà di uccidere Lazzaro si risente la volontà di uccidere Gesù. E' il banchetto del mesto addio agli amici prima della morte.
L'unzione di Betania ha alla base il simbolo del profumo prezioso di nardo, importato in Israele dall'India, del valore di trecento denari, quasi il salario annuale di un bracciante.
Nel brano ognuno dei personaggi ha un nome e una particolare funzione. Lazzaro, colui che Gesù aveva risvegliato dai morti, era uno dei commensali. Il suo compito pare essere quello che attira la gente a Gesù.; Marta serve e Maria sparge il profumo; Giuda, quello che l'avrebbe tradito, fa sentire la sua voce che non del tutto stonata: serve, infatti, da richiamo ad un compito ben preciso della comunità dei credenti. Infine c'è Gesù, a cui si rendono gli onori di casa. Il servizio, infatti, ha Gesù come destinatario primario, e lo ha anche nel gesto di Maria, che è segno d'amore e di servizio insieme. Maria spande su Gesù il suo profumo assai prezioso e, osservandola, non si può non rammentare quella frase del Cantico dei Cantici: "Mentre il re stava sul suo divano, il mio nardo spandeva il suo profumo" (1,12). E la casa si riempie della fragranza e fece gioire gli amici del Signore. E' una cena di festa quella che celebrano con Gesù, un canto alla vita. Nonostante la voce fuori luogo di Giuda che deplora lo spreco del profumo, nascondendosi dietro una falsa carità verso i poveri. Invece il gesto di Maria è l'espressione di una fede e di un amore profondo che sacrifica a Dio quanto ha di più prezioso. In questa scena ci sono due sguardi contrapposti su Gesù: quello della donna e quello di Giuda. La donna pone Gesù al di sopra di tutto e indica un amore illimitato. Giuda pone il valore commerciale al di sopra della persona di Cristo. Con un commento forte, Giovanni rileva l'attaccamento di Giuda al denaro. Maria, quindi, simboleggia qui il vero discepolo che riconosce che Gesù vale di più di tutto l'oro del mondo.
Il gesto di spargere profumo di prezioso nardo sui piedi del Signore parte da Maria, che usa poi i suoi capelli per asciugarli;Tutto questo è di una tale bellezza che ha folgorato nei secoli l'attenzione di tanti mistici.
Non è il caso di fare una ridondanza di parole, ma di stimolarci a ritagliare, ad ogni costo, uno spazio contemplativo, per entrare, a nostra volta, nella casa di Betania: quella del nostro cuore profondo.
Maria compie un atto folle: l’unica misura dell’amore e non avere misura; è la risposta all’Amore dello Sposo che viene a Gerusalemme per dare la sua vita
I poveri li avrete sempre con voi, dice il Signore; Maria compie verso il corpo di Gesù un vero segno profetico: lo prepara in anticipo per la sua sepoltura. Giuda è un ladro. Ama il denaro. Anche il sangue dei poveri lui si sarebbe venduto, pur di possederne tanto. Vede il gesto di Maria e lo giudica uno spreco. È una vera mancanza di amore verso i poveri. Questi non hanno pane e Gesù viene unto con un olio così costoso. Perché non venderlo piuttosto e dare loro il ricavato? Gesù interviene e prende le difesa di Maria. Ella ha fatto un gesto in previsione della sua sepoltura. Questo non toglie nulla ai poveri. I poveri sono sempre con voi e potete beneficarli sempre, in ogni momento.
In questa circostanza la mente corre subito al comando di Dio: “Apri generosamente la mano al tuo fratello povero e bisognoso nella tua terra" (Dt 15,11).
Preghiera e carità sono opposte? O si prega o si fa carità?
Non è vero piuttosto il contrario?
Il motivo dello scontro non è fra la preghiera e la carità, tra il pregare e il fare; piuttosto tra chi come Maria dà tutto di sé al Signore e chi come Giuda pretende di misurare, di controllare, di confrontare, di calcolare…
La soluzione alla questione posta viene dallo Spirito Santo. La nostra carità dovrà essere sempre mossa dalla sua sapienza e saggezza eterna. Lui sa cosa fare di noi e delle nostre sostanze. Lui sa come servirsi della nostra vita e del nostro tempo. Lui sa dove inviarci e per quanto tempo. Lui sa per quali vie andare e per quali ritornare. Lui sa dove farci dimorare e dove mai noi ci dobbiamo recare. Se siamo nello Spirito Santo, saremo sempre nella vera carità.
E noi, amici, quale profumo di nardo possiamo offrire al Maestro? Quale gesto all'apparenza inutile sapremo offrire al Signore?
Il puro nardo è l'Amore: quello che diamo a Gesù ed alle sue membra vive: quanti vivono con noi o incontriamo sulle nostre strade.
Suggerisce lo scrittore Paolo Curtaz: un quarto d'ora di adorazione, un mazzo di fiori a una persona che ci vuole bene, un'ora di gioco con i nostri figli? Così, gratis, senza calcolo, per tentare di imitare il gesto immenso e sconcertante di un Dio che, senza condizioni, muore per amore.
Prepariamoci, amici, saliamo con Gesù verso Gerusalemme.
PREGHIERA Lunedì Santo
Preghiera di Giovanni XXIII per il XVI Congresso Eucaristico Nazionale
O Gesù, re delle genti e dei secoli, accogliete gli atti di adorazione e di lode che noi, vostri fratelli di adozione, umilmente vi tributiamo. Voi siete «il Pane vivo disceso dal cielo, che dà la vita al mondo»; sommo sacerdote e vittima, vi immolaste sulla croce in sacrificio cruento di espiazione all'Eterno Padre per la redenzione del genere umano, ed ora vi offrite quotidianamente sui nostri altari per le mani dei vostri ministri, a fine di instaurare in ogni cuore il vostro «regno di verità e di vita, di santità e di grazia, di giustizia, di amore e di pace». O «Re della gloria», venga dunque il vostro regno! Regnate, dal vostro «trono di grazia», nei cuori dei fanciulli, perché conservino immacolato il candido giglio dell'innocenza battesimale. Regnate nei cuori dei giovani, affinché crescano sani e puri, docili alla voce di coloro che vi rappresentano nella famiglia, nella scuola, nella chiesa. Regnate nel focolare domestico, affinché genitori e figli vivano concordi nella osservanza della vostra santa legge. Regnate nella nostra patria, affinché tutti i cittadini, nell'ordine e nell'armonia delle classi sociali, si sentano figli di uno stesso Padre celeste, chiamati a cooperare al comune bene temporale, felici di appartenere all'unico corpo mistico, di cui il vostro sacramento è insieme simbolo e imperitura sorgente. Regnate, infine, o Re dei re e «Signore dei signori», su tutte le nazioni della terra ed illuminate i reggitori di ciascuna affinché, ispirandosi al vostro esempio, nutrano «pensieri di pace e non di afflizione». O Gesù Eucaristico, fate che tutti i popoli servano liberamente a voi, consapevoli che «servire a Dio è regnare». I1 vostro sacramento, o Gesù, sia luce alle menti, forza alle volontà, attrazione dei cuori. Sia esso sostegno ai deboli, conforto ai sofferenti, viatico di salvezza ai morenti; e a tutti «pegno di futura gloria». Amen.