È stato esposto nuovamente in questi giorni il «presepe» pasquale, opera del presepista Maurizio Codermazzi, che si può ammirare nella Cappella di San Giovanni Battista in via Bergamas, a cento metri dal Duomo, questo sarà visibile per tutto il periodo pasquale. Esso è un grande quadro tridimensionale che racchiude tre scene tese a comunicare le presenze pasquali del Signore. Nella prima è raffigurata l’Ultima Cena che richiama la sua presenza Eucaristica, nella secondo il calvario con le croci ormai vuote a significare certamente il sacrificio, ma anche quella profonda realtà che l'indimenticato Vescovo di Molfetta don Tonino Bello espresse in una sua lirica a proposito di un crocefisso posizionato nella vecchia Cattedrale della città pugliese e che più sotto si può leggere. La terza illustra il sepolcro vuoto che è il primo segno di Pasqua, che poi via si espliciterà, arricchito questo dalla presenza delle donne, prime annunciatrici dell’evento di salvezza. e l’Angelo che annuncia la risurrezione del Signore. Lì i primi credenti della Chiesa nascente diventano non solo discepoli, ma come dice papa Francesco, discepoli-missionari.
Lirica di don Tonino Bello
Nel Duomo vecchio di Molfetta c’è un grande crocifisso di terracotta. Il parroco, in attesa di sistemarlo definitivamente, l’ha addossato alla parete della sagrestia e vi ha apposto un cartoncino con la scritta: collocazione provvisoria. La scritta, che in un primo momento avevo scambiato come intitolazione dell’opera, mi è parsa provvidenzialmente ispirata, al punto che ho pregato il parroco di non rimuovere per nessuna ragione il crocifisso lì, da quella parete nuda, da quella posizione precaria, con quel cartoncino ingiallito. Collocazione provvisoria. Penso che non ci sia formula migliore per definire la Croce. La mia, la tua croce, non solo quella di Cristo. Coraggio, allora, tu che soffri inchiodato su una carrozzella. Animo, tu che provi i morsi della solitudine. Abbi fiducia, tu che bevi al calice amaro dell’abbandono. Non ti disperare, madre dolcissima che hai partorito un figlio focomelico. Non imprecare, sorella, che ti vedi distruggere giorno dopo giorno da un male che non perdona. Asciugati le lacrime, fratello, che sei stato pugnalato alle spalle da coloro che ritenevi tuoi amici. Non tirare i remi in barca, tu che sei stanco di lottare e hai accumulato delusioni a non finire. Non abbatterti, fratello povero, che non sei calcolato da nessuno, che non sei creduto dalla gente e che, invece del pane, sei costretto a ingoiare bocconi di amarezza. Non avvilirti, amico sfortunato, che nella vita hai visto partire tanti bastimenti, e tu sei rimasto sempre a terra. Coraggio. La tua Croce, anche se durasse tutta la vita, è sempre “collocazione provvisoria”. Il calvario, dove essa è piantata, non è zona residenziale. E il terreno di questa collina, dove si consuma la tua sofferenza, non si venderà mai come suolo edificatorio. Anche il Vangelo ci invita a considerare la provvisorietà della Croce. “Da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio, si fece buio su tutta la terra”. Da mezzogiorno alle tre del pomeriggio. Ecco le sponde che delimitano il fiume delle lacrime umane. Da mezzogiorno alle tre del pomeriggio. Solo allora è consentita la sosta sul Golgota. Al di fuori di quell’orario c’è divieto assoluto di parcheggio. Dopo tre ore, ci sarà la rimozione forzata di tutti le croci. Una permanenza più lunga sarà considerata abusiva anche a Dio. Coraggio, fratello che soffri. C’è anche per te una deposizione dalla croce. Coraggio, tra poco, il buio cederà il posto alla luce, la terra riacquisterà i suoi calori verginali, e il sole della Pasqua irromperà tra le nuvole in fuga. (don Tonino Bello)