Una fatica, ma ne è valsa la pena, questo il pensiero di tutti i partecipanti al pellegrinaggio a Roma, motivato da un omaggio alla figura gradiscana di don Coassini, ma occasione preziosa per gustare l’arte, la storia di Roma e vivere momenti di spiritualità che non sono mai mancati, a partire dalla celebrazione della Messa quotidiana. Grande impatto emotivo è stato il poter essere quasi da soli nella vastità e bellezza della basilica di San Pietro, celebrare la Messa nelle Grotte vaticane e sostare senza l’interminabile fila di pellegrini, incrociata però nel pomeriggio, alla Tomba di Giovanni Paolo II, un regalo dell’arciprete Cardinal Comastri che con la sua affabilità ha salutato il nostro gruppo. Fin dall’ingresso in vaticano andando sulla tomba di don Giovanni Coassini, siamo stati accolti poi, da quella figura serena e riservata, che è stata presenza affettuosa e discreta di tutto un pontificato accanto a Giovanni Paolo II, il suo segretario-cameriere personale cav. Angelo Gugel, amico del nostro parroco. Così l’itinerario romano, sotto un cocente sole estivo, ci ha portati nella Chiesa di San Luigi dei francesi, dove alla quinta cappella del Contarelli siamo rimasti d’incanto davanti all'altare di 'S. Matteo e l'Angelo', cinto dal 'Martirio di S.Matteo', e dalla famosa 'Vocazione di S.Matteo' opere stupende del Caravaggio. La preparazione enciclopedica della nostra guida romana, ci ha fatto capire come dietro a quasi ogni monumento, ad esempio le fontane di Roma, da quella di Trevi, a quella di piazza Navona ci stia tutto un intervento costruttivo dai tempi degli imperatori fino a quello dei grandi papi ad opera di grandi artisti come il Bernini.
Troppo breve, ma il tempo non permetteva di più, l’itinerario paolino che abbiamo vissuto passando dal carcere Mamertino che fu la più antica, e per lungo tempo l'unica, prigione di Roma, dove furono tra l’altro rinchiusi gli apostoli Pietro e Paolo, fino all’Abbazia delle Tre Fontane, e poi alla tomba dell’apostolo, cuore della Basilica di San Paolo fuori le mura. Il viaggio di andata ci ha regalato la visita al duomo di Orvieto, un capolavoro dell’arte medioevale italiana, sintesi di più arti e di diversi progetti, lì abbiamo trovato per le vie i segni del Corpus Domini appena celebrato, nato proprio in questa città nel lontano 1263 quando vi risiedeva il Papa Urbano IV e divenuto festa per tutta la cristianità solo l’anno seguente. Sulla via del ritorno abbiamo sostato a Gallicano, solo per poter dire di essere stati nell’amenità di quel luogo, San Pastore, che tante volte don Coassini ricorda nei suoi scritti, luogo delle vacanze estive del suo collegio, solo intravedere il Castello e il parco ci fatto sembrare di poterlo incontrare per quelle contrade.