Condividiamo il dolore di tutti per l’ultimo e più grande dramma consumatosi nel Mediterraneo a Lampedusa. Circa 50 dei superstiti da questo dramma sono arrivati giovedì scorso al CA.RA. di Gradisca, c’è bisogno di vestiario invernale per bambini dai 5 ai 10 anni e per donne.
Tutti coloro che possono offrire qualcosa, in buono stato, lavato e stirato, le portino lunedì e mercoledì dalle ore 10 alle ore 12 presso la Caritas parrocchiale vicino all’Addolorata o in canonica in orario di Ufficio parrocchiale.
Grazie di cuore!
La Caritas parrocchiale
"In una trappola mortale di fuoco e di acqua si è consumata poco prima dell'alba di giovedì una delle più gravi tragedie delle migrazioni in Mediterraneo". Così l'Osservatore Romano denunciava in questi termini l'ennesima tragedia al largo di Lampedusa che ha registrato un numero altissimo di morti e tanti strappati alla morte certa dal coraggio e dalla generosità dei soccorritori, dei quali cinquanta arrivati nella struttura del Cara di Gradisca.
Non è solo una disgrazia, ma frutto di una grandissima responsabilità, da scelte mancate da parte dell’Italia e soprattutto dell’Europa attenta sembra solo allo spreed. «Si tratta - ricorda don Francesco Soddu, Direttore di Caritas Italiana - di persone che fuggono da contesti di guerra, rispetto ai quali abbiamo dei doveri internazionali di accoglienza. Se pensiamo a situazioni come quella del conflitto siriano, con milioni di rifugiati che cercano di salvare le proprie famiglie, anche fuggendo dai campi profughi, una domanda viene spontanea: - Perche l'Italia, come hanno già fatto altri paesi, non apre dei corridoi umanitari per far arrivare in sicurezza queste persone, con le loro famiglie, invece di costringerli nei fatti a mettersi in mano dei trafficanti di uomini e a rischiare la propria vita in mare?».
Dobbiamo fare di più nel nome del Vangelo e di San Francesco d’Assisi che in questi giorni abbiamo celebrato e come ci dice il Vangelo di oggi, «quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».
don Maurizio