Proseguono in Duomo i riti religiosi in onore della Vergine Addolorata, protettrice della città di Gradisca d’Isonzo.
Questi i prossimi appuntamenti:
VENERDÍ 13 settembre
ore 16.30 recita del S. Rosario
ore 17.00 S. Messa dell’Ammalato e dell’anziano con l’unzione degli Infermi presieduta da don Sinuhe Marotta, parroco della Cattedrale di Gorizia
SABATO 14 settembre
Confessioni in Duomo dalle 15.00 alle 18.45
ore 16.00 nel parco di Gradisca 10ª edizione della Rassegna Campanaria «Città di Gradisca»
ore 19.00 S. Messa prefestiva in suffragio di tutti gli associati alla Confraternita dell’Addolorata
DOMENICA 15 settembre
ore 8.30 S. Messa in Duomo
ore 9.30 S. Messa in Duomo
ore 11.15 S. Messa solenne in Duomo
ore 17.00 canto del Vespero
ore 17.30 S. Messa solenne accompagnata dal Gruppo vocale Euphonia, presieduta da mons. Dino Bressan, parroco di Basiliano.
A seguire la processione accompagnata dalla Banda di Pieris con l’immagine della Madonna Addolorata lungo le vie del centro storico e atto di affidamento della comunità cittadina a Maria.
ore 19.00 Santa Messa vespertina
LA SEGNALETICA DEL CALVARIO – Don Tonino Bello
Al Golgota si va in corteo, come ci andò Gesù.
Sulle grandi arterie, oltre alle frecce giganti collocate agli incroci, ce ne sono ogni tanto delle altre, di piccole dimensioni, che indicano snodi secondari.
Ora, per noi che corriamo distratti sulle corsie preferenziali di un cristianesimo fin troppo accomodante e troppo poco coerente, quali sono le frecce stradali che invitano a rallentare la corsa per imboccare l’unica carreggiata credibile, quella che conduce sulla vetta del Golgota?
Ve ne indico tre. Ma bisogna fare attenzione, perché si vedono appena.
La freccia dell’accoglienza. E’ una deviazione difficile, che richiede abilità di manovra, ma che porta diritto al cuore del Crocifisso.
Accogliere il fratello come un dono. Non come un rivale. Un pretenzioso che vuole scavalcarmi. Un possibile concorrente da tenere sotto controllo perché non mi faccia le scarpe.
Accogliere il fratello con tutti i suoi bagagli, compreso il bagaglio più difficile da far passare alla dogana del nostro egoismo: la sua carta d’identità! Sì, perché non ci vuole molto ad accettare il prossimo senza nome, o senza contorni, o senza fisionomia. Ma occorre una gran fatica per accettare quello che è iscritto all’anagrafe del mio quartiere o che abita di fronte a casa mia.
Coraggio! Il Cristianesimo è la religione dei nomi propri, non delle essenze. Dei volti concreti, noti degli ectoplasmi. Del prossimo in carne e ossa con cui confrontarsi, non delle astrazioni volontaristiche con cui crogiolarsi.
La freccia della riconciliazione. Ci indica il cavalcavia sul quale sono fermi, a fare autostop, i nostri nemici. E noi dobbiamo assolutamente frenare. Per dare un passaggio al fratello che abbiamo ostracizzato dai nostri affetti. Per stringere la mano alla gente con cui abbiamo rotto il dialogo. Per porgere aiuto al prossimo col quale abbiamo categoricamente deciso di archiviare ogni tipo di rapporto.
È sulla rampa del perdono che vengono collaudati il motore e la carrozzeria della nostra esistenza cristiana. E su questa scarpata che siamo chiamati a vincere la pendenza del nostro egoismo e a misurare la nostra fedeltà al mistero della croce.
La freccia della comunione. Al Golgota si va in corteo, come ci andò Gesù. Non da soli. Pregando, lottando, soffrendo con gli altri. Non con arrampicate solitarie, ma solidarizzando con gli altri che, proprio per avanzare insieme, si danno delle norme, dei progetti, delle regole precise, a cui bisogna sottostare da parte di tutti. Se no, si rompe qualcosa. Non il cristallo di una virtù che, al limite, con una confessione si può anche ricomporre. Ma il tessuto di una comunione che, una volta lacerata, richiederà tempi lunghi per pazienti ricuciture.
Il Signore ci conceda la grazia di discernere, al momento giusto, sulla circonvallazione del Calvario, le frecce che segnalano il percorso della Via Crucis. Che è l’unico percorso di salvezza.
(Alla finestra la speranza, don Tonino Bello)