Costruire un ponte che permetta di andare realmente “verso” l’altro. E di comprendere il dramma dell’immigrazione. E’ con questo intento che venerdì sera la comunità cristiana di Gradisca ha dato vita ad un’inedita Via Crucis delle famiglie, il cui percorso si è snodato lungo il borgo Santa Maria Maddalena per poi concludersi proprio davanti al cancello del Centro di identificazione ed espulsione (Cie) di via Udine e del vicino Cara, la sezione per richiedenti asilo politico. Una settantina i partecipanti che hanno affrontato proprio lo stesso tragitto compiuto quotidianamente da decine e decine di immigrati che sono ospitati all’ex caserma “Polonio”. Alcuni di loro, attualmente ospiti del centro Caritas San Giuseppe di Gorizia dopo avere trascorso un periodo nella struttura gradiscana, hanno significativamente voluto portare la croce nell’ultimo tratto di strada mentre i fedeli illuminavano la via con le proprie candele. I ragazzi, nigeriani e ghanesi, si sono espressi in lingua inglese leggendo una preghiera per la soluzione della crisi mondiale e affidando a Dio la sorte delle decine di migliaia di migranti che sperano in un futuro migliore. Alla funzione hanno partecipato anche il sindaco di Gradisca, Franco Tommasini, il parroco don Maurizio Qualizza e don Walter Milocco, della Caritas diocesana. “Qualcuno accusa il nostro Paese di essere troppo tollerante in materia di immigrazione e di creare per questo problemi su problemi – ha affermato quest’ultimo – ma io dico: dei problemi si occupano, e bene, le istituzioni. Noi, come credenti, non possiamo che vedere nell’accoglienza dell’altro una ricchezza. Non sappiamo, o forse abbiamo dimenticato, cosa significhi sentirsi perduti e avere bisogno di fuggire altrove. La responsabilità del cristiano è quella di amare choi, debole ed indifeso a causa delle nostre politiche economiche, ci chiede di non abbandonarlo”. Un gesto dal forte valore simbolico, secondo il parroco della Fortezza don Maurizio Qualizza: “Nessun intento polemico o strumentale da parte della parrocchia – ha spiegato –: è stato quasi doveroso concludere qui la Via Crucis delle famiglie di quest’anno, a significare che la comunità cristiana non finge di non vedere, ma anzi intende riflettere sul dramma dell’immigrazione che vede proprio Gradisca essere coinvolta in prima linea. Un dramma che oltre che di ordine politico, cioè inerente la vita della città, è soprattutto umano, perché solo quelle mura assistono a un dramma che si consuma ogni giorno. Tutto mentre continuano gli sbarchi sulla nostra Penisola, le espulsioni e il calpestio dei diritti civili, talvolta anche di chi ha un regolare permesso di soggiorno. A stare a fianco dei migranti, specialmente al centro Goriziano della Caritas, ci si accorge che la situazione peggiora sempre più di giorno in giorno, nel silenzio generale e tra l'agire dissennato di chi divide gli esseri umani con logiche e prassi che nulla hanno a che fare con la comprensione e la solidarietà”. “E’ rimasto di fatto inascoltato – aveva denunciato nei giorni scorsi don Qualizza - l’appello ancora di Giovanni Paolo II, in occasione della novantesima Giornata mondiale del migrante e del rifugiato. La Quaresima ci porterà a meditare sulla storia di un uomo di duemila anni fa, ma tanto somigliante a quella di migliaia di uomini e donne, Cirenei del nostro tempo, che portano una croce enorme nella propria vita”.
Luigi Murciano