Comunità diaconale: una grande ricchezza per la Chiesa diocesana
La presenza di gran parte della comunità diaconale e di diversi sacerdoti hanno fatto corona, attorno all’ altare, all’Arcivescovo Dino De Antoni in occasione della festa di San Valeriano.
L’arcivescovo nella sua appassionata omelia ha attualizzato per l'oggi della nostra chiesa goriziana la preziosa scelta fatta, quella di un ministero, voluto nuovamente dal Concilio Vaticano 2°, per l'edificazione della Chiesa nella liturgia, nella carità, nell'accompagnamento delle famiglie, nella vicin
anza a chi soffre. E questo con un modulo particolare, quello famigliare, ‑ cioè da sposati, testimoniando in primis, davanti la Comunità, il matrimonio‑famiglia come vocazione, cioè l'impegno ad edificare "una casa", innanzitutto come realtà di relazioni nuove. L’arcivescovo ha rimarcato il fatto che però nessuno si chiama da sé, ma che "è il Signore, attraverso la Chiesa sua sposa, che chiama al ministero del diaconato. Senza la coscienza di questa chiamata potrebbe insinuarsi la tentazione di vivere il ministero come occasione di autoaffermazione..:". Così, ha proseguito il celebrante, "dieci anni fa, come pure 13 anni fa e poi otto, sei, cinque, quattro, lo scorso anno, dalla bocca del vescovo Bommarco o dalla mia avete sentito dirvi: "con l'aiuto di Dio e di Gesù Cristo, nostro salvatore, noi scegliamo questi nostri fratelli per l'ordine del diaconato".
Al termine della celebrazione il moderatore del Consiglio Pastorale, Giovanni Boscarol, ha espresso a Renato il compiacimento della comunità, mentre l'arcivescovo, dopo aver chiamato vicino a sé anche la moglie Daniela, gli donava l'Icona di Cristo Sposo e Signore, una preziosa e bellissima opera dell'iconografo Paolo Orlando. Un grande e prolungato applauso della chiesa gremita di fedeli ha sottolineato questo gesto. In conclusione il parroco leggeva la motivazione del Premio San Valeriano, quest'anno per la prima volta dato alla memoria di una persona che non c'è più, il dottor Giorgio Spezzigù, con queste parole:
"Uomo di grande umanità, ha praticato con grande competenza, passione e amore cristiano la sua missione di medico. Riconosciuto da tutti per la sua capacità di infondere coraggio, fiducia e ottimismo, si è dedicato al prossimo senza risparmi, trovando, in una fede convinta e praticata, la forza per incarnare l'icona del buon samaritano.
La sua memoria è ancora in benedizione per tutti, essendo stato "uomo delle Beatitudini". Una bella festa indubbiamente, una riflessione, quella dell'arcivescovo Dino, che ha arricchito tutti i presenti, ma un augurio per tutta la nostra chiesa di Gorizia, affinché uomini giovani o meno giovani si interroghino su di una loro possibile disponibilità in questo campo diaconale, per il Vangelo, per il Regno, per il Signore che continua ad amare e chiamare la sua Chiesa.
A.T.