Un clima meteorologico ancora estivo ha suggellato sabato scorso, vigilia della festa della Natività di Maria, il pellegrinaggio parrocchiale della comunità di Gradisca d’Isonzo alla Madonna di Barbana.
La comitiva di pellegrini, guidata dal diacono don Giulio Boldrin ha così potuto ripercorrere quello spazio della laguna che richiama la bellezza peculiare della nostra terra isontina immortalata nei preziosi versi di Biagio Marin per il Perdòn di Barbana: “gli ampi fondali sotto il sole di luglio guardano trasognati passare la Madonna”.
Dopo uno spazio per vivere il sacramento della riconciliazione e le devozioni personali si è celebrata in Santuario al S. Messa durante la quale don Giulio ha dettato un’apprezzata riflessione.
Richiamandosi alla pagina evangelica dell’annunciazione ha sottolineato che l’annuncio viene rappresentato come un dialogo fra l’angelo e Maria: è straordinario vedere che Dio onnipotente per farsi prossimo all’uomo chiede l’aiuto di Maria, si abbassa, parla il nostro linguaggio e il luogo prescelto non è la Giudea, luogo degli eredi della promessa, ma la “Galilea delle genti”, la terra degli infedeli. Un villaggio povero e insignificante della Galilea di nome Nazaret. E Nazaret per noi, ha continuato il diacono, è il luogo della vita quotidiana, è nella vita quotidiana infatti che il Signore decide di visitarci. Siamo a casa dove ci sentiamo amati e protetti, altrove non potremmo vivere. Il primo affacciarsi dell’angelo è un annuncio consegnato in una casa. E così è bello pensare che Dio ti sfiora non solo nelle liturgie solenni delle chiese, ma anche - e soprattutto - nella vita quotidiana. Nella tua casa Dio ti sfiora, ti tocca, lo fa in un giorno di festa e nel tempo delle lacrime, quando dici alle persone che ami le parole più belle che sai e quando rimasto da solo senti il peso della vita. Così il tema dell’ormai imminente nuovo anno pastorale “Chi è la Chiesa”, dovrebbe poter essere anche quella casa, quella quotidianità dove siamo costante mente sfiorati dall’amore di Dio.
Dopo la condivisione della mensa comune, la recita del Rosario in santuario con la difficoltà però di rivolgersi ad un altare maggiore tristemente vuoto, il luogo dove da sempre si è voluta intronizzata la Madonna é significativo proprio perché ci fa pensare a quel tabernacolo che Maria non sovrasta, ma veglia, la donna Eucaristica, la Donna del Pane, come amava chiamarla don Tonino Bello, quello spazio centrale del Santuario ci ricorda infatti che il mistero dell’incarnazione-redenzione si rinnova nel mistero eucaristico, lì possiamo riassaporare la grandezza e la presenza nella storia del “sì” di Maria.
Dopo la foto ricordo davanti al monumento dei pellegrini del Cammino celeste, con una rinnovata gioia nel cuore i pellegrini sono rientrati a casa.
A.G.