L ’esperienza del Risorto, il dono dello Spirito Santo, fa di Pietro una persona nuova, gli toglie i residuati delle sue ataviche paure, gli regala una grande forza, il coraggio della fede.
Così Luca ci testimonia negli Atti degli apostoli lo spessore profetico della predica di Pietro, una parola che parla di un Dio della storia, il cui amore per l’umanità si è infranto sugli scogli del peccato dell’uomo, ma che neppure la morte a Lui inflitta, ha potuto vincerlo:” Avete ucciso l’autore della vita, ma Dio l’ha risuscitato dai morti: noi ne siamo testimoni.“
In una parola l’esperienza del Risorto,
l ’ apostolato, deve diventare “testimonianza” certo personale, ma anche e in modo significativo di comunità.
Luca lo conferma anche con la narrazione dei due discepoli di Emmaus, una comunità al suo nascere, ancora ai minimi termini, ma non per questo meno significativa.
Di uno solo Luca registra il nome, Cleopa, l'altro senza nome, potrebbe essere ciascuno di noi, che pur percorrendo strade di sofferenza, di fallimento, di apparente illusione, può incontrare Cristo, là dove meno se l'aspetta. E oggi ci é regalata ancora un’ apparizione dove Gesù mostra anche i segni della sua passione. Il Cristo del kerigma, il Gesù che la chiesa annuncia non è un altro rispetto al Gesù storico, c’è continuità tra storia umana, il nostro limite temporale e il mondo di Dio, l'eternità, la risurrezione.
Altrimenti davvero corriamo il rischio che Dio, e con lui, di conseguenza tutto l’impianto ecclesiale e sacramentale corrano il rischio di essere solo un’apparenza, un fantasma nella nostra vita.
Purtroppo anche per noi Gesù a volte è uno sconosciuto, che pur facendosi vicino, compagno di strada in tanti modi e situazioni, non viene riconosciuto, oppure come ricorda l’evangelista riguardo ai discepoli, "i loro occhi erano impediti dal riconoscerlo” (Lc. 24,16). Siamo chiamati allora ad accogliere l’offerta di co-munione che egli ci fa: « toccatemi, guar-date » e che diventa vera in pienezza nell’Eucaristia, ma anche nel “toccare” le ferite di tanti fratelli e sorelle provati dalla vita che, come Gesù, non sono dei fantasmi, ma umanità, carne, sangue, bisogno di amore, di tenerezza, di giustizia, di amicizia.
L’augurio è che in questa settimana il Signore si faccia toccare da noi, anche se per interposta persona, e ci dia la grazia di riconoscerlo e gioire insieme.
don Maurizio